Capitolo 6
La religione non diventi ideologia
LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
E’ dai testi di Dottrina sociale cattolica che leggo<<..i fronte al materialismo filosofico dl liberalismo e del marxismo con la Rerum Novarum <<la chiesa rompe ogni indugio e riafferma il primato della filosofia spiritualistica cristiana.Una vera e propria ideologia cattolica viene a contrastare il passo dell’ideologia del capitalismo e del socialismo…… Lo scontro tra la chiesa e il marxismo, prima ancora del manifesto(1848)…Leone XIII nella Rerum Novarum, non si limita alla semplice condanna, ma ne spiega le ragioni dottrinali.
La nuova laicità affermatasi nella evoluzione dei tempi ha consentito l’incontro fra tradizioni diverse nel rispetto della identità di ognuna ..comporta che senza rinunciare alla propria credenti e non credenti cerchino insieme piste concrete per realizzare il maggior bene comune possibile in una data situazione consapevoli delle necessarie mediazioni da compiere>>.
Senza scomodare le difficoltà in conseguenza dei matrimoni misti dei quali spesso abbiamo notizia dai media, non possiamo non rilevare le conseguenze di una sorta di evoluzione e interpretazione in chiave sociologica della dottrina sociale della Chiesa cattolica che pur mantenendo dalla Rerum Novarum di papa Leone XIII (1848)i suoi capisaldi(la dignità della persona umana in quanto il lavoro non degrada ma nobilita l’uomo, la dimensione etica di una economia orientata al servizio dell’uomo in cui lo stato interviene nella questione sociale ed economica aiutando i più bisognosi), nell’evoluzionismo delle scoperte della ricerca scientifica vede passare in second’ordine le questioni primarie della verità dell’Essere creatore dietro i doveri alla solidarietà e alla giustizia sociale .
Il relativismo dal quale papa Giovanni Paolo II aveva messo in guardia i cattolici dal <<Dopo la caduta in molti Paesi delle ideologie che legavano la politica a una concezione totalitaria del mondo e prima fra esse il marxismo- si profila un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della persona umana e per il riassorbimento nella politica della stessa domanda religiosa che abita nel cuore di ogni essere umano; è il rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità>>.
<< In una società dove la verità non viene prospettata e non si cerca di raggiungerla, viene debilitata anche ogni forma di esercizio autentico di libertà, aprendo la via ad un libertinismo e individualismo, dannosi alla tutela del bene della persona e della società intera>>.
Di fronte alle dimostrazioni di uno scollamento della presenza cattolica per la sua distribuzione nelle diverse realtà partitiche Papa Giovanni Paolo II alla coerenza soggettiva del cristiano affiancò quella oggettiva che vuole chi il cristiano in ogni sua azione ha il dovere di discernere gli elementi obiettivi della conformità delle scelte ai valori in cui crede in un’epoca come l’attuale che per i valori in gioco non consente silenzio ed equidistanza
Fu così che dalla Congregazione per la dottrina della Fede della quale il card.Ratzinger era allora prefetto venne emessa <<La nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica>> che stabilisce tutt’ora :<<La libertà politica non è nè può essere fondata sull’idea relativista che tutte le concezioni del bene e dell’uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore>>.
Sempre a proposito del pericolo di un relativismo già dilagante lo stesso card. Ratinger nella” Missa pro eligendo pontifice”, prima di entrare ne Conclave che lo avrebbe eletto papa espresse la preoccupazione del precedente pontificato nella affermazione :<<si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie>>.
La autorità del Magistero che ricorrentemente interviene sui tempi attuali richiama alla coerenza quanti avvalendosi dell’appoggio cattolico della politica hanno fatto la scorciatoia del successo personale, come quelli di un dissenso che nei momenti più significativi del confronto sulla introduzione sul piano legislativo della pretese di un progressismo senza confini etici per non mettere in discussione le proprie appartenenze politiche hanno mantenuto i valori in gioco esclusivamente fra le convinzioni personali.
Se l’allarme di una involuzione autoritaria ormai in grado di superare le tradizioni di solidarietà ed accoglienza del nostro Paese nello spirito della nostra Carta costituzionale con ordinanze che richiamano alla memoria i momenti xenofobi della nostra storia non poteva fermarsi alla soglia dei confessionali , ritengo necessario che ognuno (Chiesa compresa) si assuma la responsabilità pro quota della dispersione del senso dell’impegno politico dei cattolici specialmente per aver ridotto i valori dichiarati non negoziabili alla sfera privata del credente specialmente mantenendo in memoria il solo dovere della accoglienza per orientare il voto cattolico a chi di esso più o meno strumentalmente può avvalersi.
Mentre riconosco al Magistero il pieno diritto di orientare le propensioni elettorali, particolarmente quando in gioco sia lo stesso sistema democratico, ritengo che sul versante politico si renda indifferibile la costituzione di una forza di centro in grado di confrontarsi con le altre componenti politiche per consentire all’elettorato italiano anche ,nell’emergenza , una opzione alternativa alle aprioristiche scelte di campo della sinistra cattolica e della destra nazionalista, sovranista e xenofoba.
DALLA POLITICA CON LA P MAIUSCOLA CALDEGGIATA DA TRUFFELLI(AC) ALLE GRANDI MANOVRE IN CORSO NEI DIVERSI SETTORI DEL MONDO CATTOLICO
Del vescovo Zuppi presente alla manifestazione indetta al cinema Perla di Bologna in occasione della presentazione del libro del presidente nazionale dell’azione Cattolica “ la Repubblica” riportava il pensiero ,<< ha voluto togliere dal tavolo l’idea di un nuovo partito di cattolici: Il cardinale Gualtiero Bassetti non ha mai parlato di fare un partito; i cattolici hanno tanto da fare e devono impegnarsi, bisogna che si preparino e si organizzino in rete, ma non si parla di organizzarsi in una forma di partito>>. Dei personaggi presenti alla manifestazione( tutti schierati nell’area del centrosinistra) Donatella Broccoli presidente provinciale dell’Azione Cattolica ribadiva <<Non abbiamo intenzione di fondare un nuovo partito, -Vogliamo riportare la politica al centro della vita dei cattolici, che poi si tratti di diventare assessore o rappresentante di istituto poco importa. Al fondo c’è sempre la questione della responsabilità da prendersi…… Si parla di Europa, di un nuovo soggetto politico, della logica del potere con cui anche i cattolici devono convivere,<<Noi vogliamo fare un tavolo con le altre associazioni come Acli e Comunione e Liberazione- spiegano gli organizzatori-per rifondare un pensiero politico>>.
Di tutt’altro tenore l’articolo del Carlino che, annunciando la stessa manifestazione, senza alcuna successiva smentita, con l’enfasi di chi usufruiva di formazioni di prima mano annunciava <<Cattolici in campo, spunta l’ipotesi Letta. Si pensa a lui come leader del futuro partito. A Prodi il ruolo di padre nobile>>
…<<la costituente di un nuovo partito dei cattolici viaggia a pieno regime. Le ultime prudenze si infrangono contro la deriva sovranista del governo e la retorica di porti chiusi agli immigrati che hanno ripreso il largo nel Mediterraneo per riempirlo di disperati in cerca di futuro e cadaveri senza domani. Così i caminetti si susseguono; Bologna si conferma laboratorio politico di prim’ordine mercoledì l’arcivescovo Matteo Zuppi e il presidente dell’Azione Cattolica Matteo Truffelli si confronteranno in un incontro satellite al cantiere in corso e intanto spuntano i nomi dei probabili leader e padri nobili per i liberi e forti del nuovo millennio. In vista della Cosa Bianca 4.0 c’è chi invoca il ritorno in campo di Romano Prodi.<<Lui resta fuori, ma potrebbe benedire il partito una volta costituito>>, assicurano fonti uliviste che scommettono piuttosto su un ruolo di prim’ordine dell’ex premiere Enrico Letta:<<Tornerà in campo, ma per guidare un prossimo esecutivo>>..Prosegue l’articolo che<<non sarà un contenitore di tutti i cristiani attivi in politica, conservatori o riformisti che siano. Avrà piuttosto una sua collocazione chiara in un alveo di centro sinistra in questa fase orfano di una opposizione forte al governo gialloverde date le traversie del PD. In discesa nei sondaggi, logorato al suo interno dalla battaglia perpetua fra renziani e ex DS.,,,<<D’altronde della loro matrice moderata progressista non fanno mistero i più attivi di questa genesi partitica: gli eredi di quel Giuseppe Dossetti che all’origine della DC, negli anni 40 era assai poco propenso a barattare i valori evangelici per tenere insieme ad ogni costo la destra e la sinistra DC. Poi prevalse la linea di Alcide De Gasperi e la disciplina di partito fece il resto….ecc..
La diversa presentazione di una unica manifestazione, quella promossa dall’Azione Cattolica bolognese mette comunque in evidenza la presenza di diverse fonti di informazioni cui hanno attinto le cronache dei principali quotidiani locali.
Sempre da “il Resto del Carlino” ,a distanza di un paio di mesi dalla iniziativa bolognese dell’Azione Cattolica apprendiamo dei progetti di Gianluca Galletti che, al posto della officina dell’Ulivo di Prodi lancia la”bottega dei pensieri”una sorta di associazione “che sarà apolitica”, che comprende imprenditori, economisti, giovani, professori universitari .Persone che condividano con me, egli afferma, l’amore per Bologna ormai ultra decennale che lo ha visto Consigliere di quartiere poi consigliere comunale, assessore, sottosegretario e infine ministro La provenienza di chi ne farà parte egli aggiunge, non mi interessa. E’ questo “non mi interessa” a rivelare lo stesso potere selettivo esercitato da Casini per la scelta dei suoi subordinati.
Chi ha partecipato a parte consistente del percorso politico dell’ex ministro attraverso la militanza nella DC, nel CCD e nel UDC può tranquillamente attestare di quali credenziali lui, come d’altra parte Gianluigi Magri, pure sottosegretario non parlamentare, hanno potuto avvalersi ,quelle dell’on.Casini al quale puntualmente era rivolto il loro ringraziamento per la nomina.
<<Migliorare il sistema>> fu il motto elettorale della lista civica promossa da Guazzaloca, accreditato repubblicano, della quale Galletti fece parte , lista che venne sconfitta al secondo mandato per non averne voluto affrontare i meccanismi clientelari del consenso della lista di sinistra a Bologna. Quale la differenza fra la coalizione che vede presenti Letta e Prodi da quella di Galletti e Casini quando entrambe sono emanazione del sistema del quale mai hanno rappresentato una alternativa?
Nella prima vediamo schierata la sinistra masso-tecnocratica con propensioni cattoliche, nella seconda potrebbe maggiormente collocarsi quella sorta di masso-tecnocrazia senza distinzione di appartenenza.
LA TECNOCRAZIA IN UNA SPENTA DEMOCRAZIA
Svegliati Bologna ,difendi il tuo passato
da chi non lo ha vissuto o lo ha dimenticato
dall’arrogante pretesa di Renzi e di Casini
di annullar la storia dei guelfi e ghibellini,
che furon gli iniziatori di una società plurale,
per far della Quaresima un brutto carnevale
Risveglia in tutti noi l’antica tradizione
d’impegno popolare , di partecipazione
necessari a vincere l’insano tentativo
di trasformare te, officina dell’Ulivo
in centro di ricerca e tecnologia
per l’aggiornamento della democrazia .
Naturale è che alla fine dell’ era progressista
Bologna capitale dell’occidente comunista
per volontà e impegno del grande capitale
divenga polo di sviluppo sperimentale
per l’ automazione complessa e guida dall’esterno
di Partiti, Enti , Istituzioni di governo.
Non più emolumenti e gettoni di presenza
perché ad amministrare basterà la scienza
di un ridotto numero di ignoti indipendenti,
per titoli accademici privi di concorrenti,
illuminata espressione di una spenta società
che delega ad esperti la propria libertà.
LA TEOLOGIA POPOLARE NEL PENSIERO DI PAPA fRANCESCO
Teologia del Popolo
In tutt'altra dimensione il pensiero di papa Francesco rispetto a quella tecnocratica che si sta sempre più affermando nella nostra realtà bolognese come sistema nel quale a ogni componente sociale," cattolici adulti" compresi è riconosciuto solo uno spazio per l'integrazione ove si distinguano dai correligionari per la destinazione alla sfera privata dei valori " non negoziabili" di intralcio a qualsiasi possibilità di accordo politico ed economico.
Per comprendere la distanza di questo sistema dal pensiero di papa Francesco , a mio modesto avviso è opportuno risalire alle fonti della teologia popolare dalla quale l'attuale pomtefice trae ispirazione.
E' don Juan Carlos Scannone uno dei cardini di detto pensiero a definirne il metodo: vedere- giudicare –agire ,la riflessione teologica sul popolo e la corrispondente azione pastorale e sociale che non possono essere le stesse degli anni 60 e 70, ma devono tenere conto dei fatti emergenti nella società e nella cultura, sia in quelle globalizzate sia in quelle latinoamericane e argentina…..
Ma,prosegue Scannone :<<E’ così che nella periferia delle grandi città latino americane si va tentando una nuova sintesi vitale tra i valori delle culture popolari, specialmente quella suburbana e altri popoli della modernità e della postmodernità .Infatti in base ai nuovi poveri, cioè alla classe media impoverita –ed accademici, professionisti e AGENTI PASTORALI CHE HANNO FATTO L’OPZIONE PER I POVERI, AVVIENE UN ALTRO FENOMENO IMPORTANTE, CIOE’ UNA MEDIAZIONE SOCIOCULTURALE TRA LA SAPENZA POPOLARE DEL POPOLO, SOPRATTUTTO POVERO E L’APPORO DELLA SCIENZA E DELLA TEOLOGIA MODERNE.
Per Francesco, anche se un cambiamento radicale di strutture è necessario, tuttavia non è sufficiente, poiché un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà si che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci. Pertanto si tratta di trasformare l’attuale paradigma socio-culturale che regge molte istituzioni, ma anche menti e cuori; gli a volte lo definisce tecnocratico(LS 106 ss) e ,altre tecnoeconomico, poiché la sua virulenza si mostra soprattutto in questo ultimo ambito.
Si osservi, prosegue Scannone, che non si tratta della tecnica ne della tecnoscienza , né tanto meno della tecnologia , ma della tecnocrazia. Sembra una visione molto astratta ma non lo è, poiché serve per unificare tutti i <<no!>> concreti che ci riguardano tutti, specialmente i poveri ed esclusi e la terra e per approfondirli fino al loro fondamento. Non si tratta dell’infrastruttura economica(Marx) nonostante la sua importanza- ma del nucleo etico-culturale..Di conseguenza, Francesco, di fronte ai gravissimi problemi ecologici-e possiamo aggiungere, anche sociali di ecologia umana-, ci spinge a<< procedere in una in una coraggiosa rivoluzione culturale (LS 113) cioè in <<uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico(LS111).Non bastano rimedi puramente tecnici anche se bisogna usarli, ma abbiamo bisogno di un nuovo paradigma integrale, senza dimenticare il cuore, con una nuova spiritualità…..
Il papa indica almeno due piste in questa direzione:
-la prima la fornisce, fra altri testi il paragrafo<<Ecologia della vita quotidiana>> di LS. Francesco ammira la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente modificando gli effetti avversi dei condizionamenti degli spazi(LS148).Così fa riferimento all’interno accogliente e cordiale di case familiari, nonostante le loro facciate assai deteriorate; all’ecologia umana che possono sviluppare i poveri>>. Alla rete di comunione e appartenenza grazie alla quale<<qualsiasi luogo smette di essere un inferno e diventa il contesto di una vita degna>>;
-la seconda pista infatti è quella dei movimenti popolari
Il papa non solamente sottolinea la dignità dei poveri, ma sa leggere il segno dei tempi che rappresentano questi movimenti e li promuove e li sostiene come un modo di mettere in pratica l’opzione per e con i poveri in quanto sono soggetti collettivi attivi(EG,122).
Quando ha ricevuto questi movimenti il 28 ottobre 2014 li ha confermati e incoraggiati dicendo;
<<Voi sentite che i poveri vogliono essere protagonisti; si organizzano, studiano, lavorano, esigono e soprattutto praticano quella solidarietà che esiste fra quanti soffrono. Solidarietà è lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, la terra e la casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. E far fronte agli effetti distruttori dell’impero del denaro, i dislocamenti forzati, le emigrazioni dolorose, la tratta di persone, la droga, la guerra, la violenza.
…..Solidarietà è pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni….La solidarietà intesa nel senso più profondo, un modo di fare la storia ed è questo che fanno i movimenti popolari……Fra di voi ci sono persone di diverse religioni, mestieri, idee, culture , paesi e continenti .Oggi state praticando qui la cultura dell’incontro, così diversa dalla xenofobia della discriminazione e dall’intolleranza che tanto spesso vediamo. Tra gli esclusi si produce questo incontro di culture, dove l’insieme non annulla la particolare. Perciò a me piace l’immagine del poliedro, una figura geometrica con molte facce diverse. Il poliedro riflette la confluenza di tutte le particolarità che in esso conservano l’originalità. Nulla si dissolve, annulla si distrugge, nulla si domina. Tutto si integra. Oggi state anche cercando la sintesi tra il locale e il globale.
…Potete fare molto. Potete fare molto! Voi i più umili, gli sfruttati, i poveri e gli esclusi, potete fare e fate molto Oserei dire che il futuro dell’umanità è in gran parte nelle vostre mani, nella vostra capacità di organizzare e promuovere alternative creative nella ricerca quotidiana del lavoro, casa, e terra.- e anche nella vostra partecipazione attiva nei grandi processi di cambiamento, cambiamenti nazionali, cambiamenti regionali,, cambiamenti globali. Non sminuitevi!
LE QUATTRO PRIORITA’ BERGOGLIANE NELLA COSTRUZIONE E NELLA GUIDA DEL POPOLO
Le priorità di governo che portano al bene comune
1) La superiorità del tutto sulle parti (essendo più della mera somma delle parti) nella visione poliedrica degli apporti culturali
2) La superiorità della realtà sull’idea- perché la seconda è in funzione della prima senza essere superata da essa-Bisogna passare dal nominalismo formale all’oggettività armoniosa-
3) La superiorità dell’unità sopra il conflitto-accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento con un nuovo processo
4) La superiorità del tempo sopra lo spazio-(il tempo propizio per la retta decisione, sia questa esistenziale, interpersonale, pastorale, sociale e politica>>).
Prendendo atto che per la prima volta un papa esprima criteri di natura esclusivamente sociologica per indirizzare l'impegno sociale dei cattolici emerge il dubbio sul mantenimento della capacità dei cattolici impegnati in politica di mantenere riferimenti ispirati alla trascedendenza in un sistema nel quale le posizioni di rappresentanza sono spesso stabilite da organizzazioni masso-tecnocratiche selettive che nei partiti trovano il ruolo di copertura democratica.
LA DIASPORA CATTOLICA ITALIANA NEL CONFRONTO DI DIVERSE CULTURE DI ORIENTAMENTO CATTOLICO
Padre Tello, altro punto di riferimento della teologia popolare nell’America latina, analizza come la cultura influenzi ogni uomo : <<Con la sua azione quotidiana l’essere umano si organizza in un determinato stile esistenziale e attorno a un sistema di valori, va creando una cultura. Sotto questa luce le tre culture che influenzano l’uomo argentino: la cultura popolare, la cultura moderna e la cultura ecclesiale>>.
<< La cultura ecclesiale occidentale , così come quella moderna , dice padre Tello è ispirata all’umanesimo greco-romano e privilegia la ragione per questo la cultura moderna ha potuto esercitare un’influenza così grande sulla concezione antropologica della cultura ecclesiale.
I popoli dell’America Latina non possono condividere quella <<cultura moderna che comincia a prendere forma con l’apparizione della borghesia sia nel Medioevo e poi con il Rinascimento: “ Si tratta di una cultura umanista che guarda soprattutto alla vita terrena .Si esprime culturalmente nel movimento del cosiddetto illuminismo, è una cultura che guarda all’uomo come una realtà universale e considera la ragione uno strumento per dominare la natura e il mondo. Si basa sulla ricchezza, il potere, e il benessere mondani ,è -individualista perché ciascuno con il proprio sforzo personale , deve ricercare il proprio benessere,-elitista perché viene controllata da pochi che sanno e possono. Padre Tello per queste ragioni sostiene che<< la cultura moderna è suscettibile soltanto di una evangelizzazione parziale.
La cultura popolare dice Tello la si conosce anzitutto per via di sapienza, svolge una idea di Puebla la quale afferma trattarsi di una conoscenza che avviene <<per la connaturale capacità di comprensione affettiva che dà l’amore>>.
…Tuttavia nella cultura popolare non avviene un duplice movimento: uno verso Dio e un altro , subordinato al primo –verso le cose terrene , ma piuttosto un solo movimento verso le cose di questo mondo , e attraverso di esse verso Dio.
Ciò distingue la cultura popolare da quella ecclesiale e da quella moderna : Due tratti basilari differenziano il cristianesimo popolare da quello ecclesiale: In primo luogo quest’ultimo tende ad essere vissuto in comunità ecclesiali, mentre il primo riunisce i cristiani in un popolo .In accordo con la propria cultura popolare costruisce un modo proprio di vivere la vita cristiana che va differenziandosi dal modo proposto dalle comunità. L’altra differenza sta nel fatto che la spiritualità delle comunità ecclesiali mette spesso Dio in contrasto con il mondo, e da ciò derivano alcuni atteggiamenti religiosi . Invece la spiritualità popolare in connessione e continuità con le cose di questa vita , e da questo sbocciano altri atteggiamenti religiosi diversi da quelli della cultura ecclesiale. Quanto abbiamo detto fin qui fonda l’affermazione che se si vuole un’evangelizzazione che raggiunga le grandi maggioranze , una via da cui è lecito attendersi buoni risultati è quella di rafforzare il cristianesimo vissuto nella cultura popolare>>.
Il confronto di culture di una stessa matrice in effetti rende più complicata l’opzione politica rispetto alle altre opzioni del volontariato di riferimento cattolico perché richiede la capacità di proporre soluzioni alternative a quelle proposte da altri. Parlare di dialogo estromettendo le identità culturali dei soggetti a confronto ridotte ad opinioni che risentono della appartenenza sociale e del contesto nelle quali sono maturate, ci rende tutti, credenti e non credenti, religiosi e laici, responsabili delle conseguenze di un progressismo ritenuto tale per l’assenza di costanti valori di riferimento.
Da " Avvenire " della realtà italiana emergono due posizioni, quella nella continuità del riferimento alla Dottrina Sociale Cattolica che ne colloca l’impegno in rappresentanza di un pluralismo associativo che ne condivide il senso e le linee programmatiche ; dall’altra parte la emerge la fine di ogni iniziativa partitica di stampo cattolico e del riconoscimento di un parlamentarismo cattolico teso a incidere sulla produzione legislativa(da affidare a politici di professione) per esercitare sul piano individuale un potere di controllo valoriale nella fase applicativa .
Grave è il fatto che chi sostiene questa posizione la ritenga in linea con la strategia di papa Francesco.
Certo è che se la Santa Sede non vorrà finalmente affrontare la questione dell’impegno dei cattolici in politica coinvolgendo anche ai corpi intermedi che sono componenti essenziali del concetto stesso di popolo sempre più difficile sarà trovare chi sia disponibile a scendere in politica sapendo di sottoporsi al tiro del fuoco amico proveniente dagli stessi ambienti nei quali con la formazione, ha promosso la sensibilità all’azione sociale.
Se le novità introdotte nel mondo ecclesiale con l’avvento di papa Francesco sono ritenute necessarie a completamento di un Concilio la cui conclusione non avrebbe interpretato tutte le attese delle componenti più avanzate del mondo cattolico ritengo che con altrettanta onestà di pensiero debbano essere considerati i traumi ricevuti da quanti impegnati per coerenza di fede nei confronti referendari del divorzio e dell'aborto trovarono schierati col NO noti esponenti del Magistero ecclesiale.
Un problema quello della coerenza che dall’ambito politico è destinato a rimbalzare su quello religioso investendo il Magistero del dovere di confermare o meno la continuità della Dottrina Sociale Cattolica, attuale Pontefice regnante, nell’area a cultura umanistica nella quale la povertà comunque è considerata ( almeno teoricamente) uno stato transitorio nel confronto con la cultura latino americana che la considera fra le condizioni funzionali a un più giusto sviluppo economico-sociale.
Essendo profondamente convinto che il vero problema di fondo della povertà e delle esclusioni sociali debba interessare tutti i cattolici senza differenze di area geografica e schieramento politico riterrei pericoloso per l’unità dei cattolici una pastorale improntata esclusivamente al rischio di una soluzione autoritaria scaturente dalle prossime consultazioni politiche che coincidesse esattamente con la scelta di campo della sinistra cattolica, senza che il Magistero esercitasse quella capacità convocatoria di tutte le componenti cattoliche perduta dai laici con la fine della esperienza democratica cristiana per una verifica dei contenuti delle lettere encicliche e delle esortazioni pastorali dell’attuale pontificato per calare le proposte in campo economico e sociale nella realtà dell’attuale ordinamento costituzionale italiano.
LA RELIGIONE NON DIVENTI IDEOLOLOGIA
Questa è l’espressione che Avvenire ha colto dall’omelia di papa Francesco all’udienza generale del 9/10/2019 della quale riportiamo i passaggi più significativi: <<….Con l’autorizzazione del sommo sacerdote Saulo dà la caccia ai cristiani e li cattura. Voi che venite da alcuni popoli che sono stati perseguitati dalle dittature, voi capite bene cosa significa dare la caccia alla gente e catturarla. Così faceva Saulo. E questo lo fa pensando di servire la Legge del Signore. Dice Luca che Saulo ”spirava” minacce e stragi contro i discepoli del signore>>.In lui c’è un soffio che sa di morte, non di vita.
Il giovane Saulo è ritratto come un intransigente, cioè uno che manifesta intolleranza verso chi la pensa diversamente da sé, assolutizza la propria identità politica o religiosa e riduce l’altro a potenziale nemico da combattere. Un ideologo. In Saulo la religione era trasformata in ideologia religiosa sociale, ideologia politica Solo dopo e essere stato trasformato da Cristo allora insegnerà che la vera battaglia <non è contro la carne e il sangue, ma contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male>>.
La condizione rabbiosa, perché Saulo era rabbioso -e conflittuale invita ciascuno a interrogarsi: come vivo la mia vita di fede? Vado incontro agli altri oppure sono contro gli altri? Appartengo alla Chiesa Universale (buoni e cattivi, tutti) oppure ho una ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Come è la mia vita religiosa? La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me?
<<….Saulo, Saulo perché mi perseguiti?>>.
…..Qui il risorto manifesta il suo essere una cosa sola con quanti credono in Lui. Colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo stesso. Anche coloro che sono ideologi, perché vogliono la “purità”, tra virgolette-della Chiesa colpisce Cristo……
Da questo corpo a corpo tra Saulo e il Risorto prende il via una trasformazione che mostra la ”Pasqua personale” di Saulo, il suo passaggio dalla morte alla vita ;ciò che prima era gloria diventa spazzatura da rigettare per acquistare il vero guadagno che è Cristo e la vita in Lui…..Chiediamo al padre che faccia sperimentare anche a noi , come a Saulo, l’impatto con il Suo amore che solo può fare di un cuore di pietra un cuore di carne.
Fra le riflessioni derivanti dall’ omelia del papa fondamentale è quella se il nostro modo di rapportarci con gli altri sia mai stato rabbioso oltre la normale dialettica che ci ha visti in posizioni contrapposte e se sì quale sia stato il momento della nostra conversione, se prima o dopo l’impegno politico svolto come una delle opzioni del volontariato cattolico.
L’altra questione è quella della possibile confusione dell’ambito laico con quello religioso .
Certamente la fine della DC ha comportato per il Magistero una sorta di liberazione da una delega a un organismo laico, anche se mai ufficialmente data a quel partito quella assunzione diretta della rappresentanza cattolica che pare non stia dando i risultati dallo stesso auspicati: nessuna rete di collegamento dei cattolici presenti nei diversi partiti e nessuna dimostrazione significativa di autonomia degli stessi dalla disciplina di voto. Inoltre, la diaspora cattolica ha comportato un processo di disconoscimento delle identità nel passato che non si differenzia da quello delle scissioni degli altri partiti.
La affermazione della chiesa dei poveri e il riconoscimento di un ruolo profetico a sacerdoti che in altri tempi erano stati motivo di preoccupazione per il Magistero rischia di condurre nell’ambito religioso il confronto delle diverse categorie sociali, liberando quel classismo latente nella composita realtà cattolica senza che venga affrontata la vera questione della coerenza dei cattolici nelle comunità nelle quali sono inseriti col rischio di trasformare in massa di manovra quanti ritengono sufficiente al confronto politico la esclusiva formazione spirituale delle giovani generazioni.
L’IDEOLOGIA CATTOLICA
Con la definizione di "IDEOLOGIA CATTOLICA" p. Bartolomeo Sorge gesuita come papa Francesco ci introduce alla Dottrina sociale della Chiesa per il perioda che va dal 1891 al 1931. Lo sfondo storico << è quello del conflitto, dello scontro frontale tra la chiesa e il mondo moderno……E’ un mondo “laico””nato fuori e contro la chiesa, che non solo le toglie gli antichi privilegi, ma si impegna a ridurne diritti e libertà. sforzandosi di escluderla dalla vita pubblica della società e di estirpare—se fosse possibile—la stessa fede religiosa , ricorrendo ad argomenti di natura filosofica, storica e scientifica, un mondo che fa della ragione una “dea e della libertà di pensiero e di coscienza una bandiera contro il “dogmatismo romano”. La chiesa reagisce chiudendosi in sé e scomunicando il mondo moderno. Negli ambienti cattolici si respira in clima di cittadella assediata “,la comunità cristiana è una fortezza chiusa ”Basti ricordare gli anatemi di Gregorio XVI contro <<Per non parlare la pessima non mai abbastanza esecrata libertà di stampa>> e contro quella assurda ed erronea sentenza , o piuttosto delirio che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza>> .Per non parlare del Sillabo(1864) che a torto o a ragione rimane il simbolo della rottura tra chiesa e massa…..
<<Così di fronte al materialismo filosofico del liberalismo e del marxismo la chiesa rompe ogni indugio e riafferma il primato della filosofia spiritualistica e cristiana . Una vera e propria ideologia cattolica viene a contrastare il passo dell’ideologia del capitalismo e del socialismo…Leone XIII di fatto pone le premesse della cosiddetta dottrina sociale della Chiesa (sebbene questa espressione non si trovi nella Rerum Novarum) esposta in forma organica e sistematica , deducendola dai principi immutabili del “diritto naturale” e della rivelazione cristiana. Praticamente nasce l’ideologia cattolica per contrastare, restando sullo stesso piano, il liberalismo e il marxismo>>.
Senza alcuna pretesa di inserirmi in una disquisizione religiosa se non da a un livello che non sia quello di partecipe del gregge , ho ritenuto opportuno riportare le affermazioni di un gesuita autorevole studioso della dottrina sociale della Chiesa (e affermato politologo)per esprimere il mio disagio di fronte alla assunzione da parte di papa Francesco del termine ideologia in senso negativo, in quanto tale ostativa a qualsiasi possibilità di dialogo e di confronto.
Volenti o nolenti i principi facenti parte di un insieme dottrinario continuano a costituire una ideologia con la quale chiunque credente o meno deve rapportarsi perché il confronto con sé stessi e con gli altri sia autentico. Altrimenti si entrerebbe tutti a far parte della categoria dei “cristiani adulti” per il conseguimento di finalità dii altra natura altrimenti non raggiungibili.
La separazione del papa del quale l’infallibilità non è in discussione, dalla dottrina della chiesa che ne rappresenta la continuità del magistero non potrebbe che corrispondere alle strategie di quel relativismo progressista che non accetta verità e valori costanti nel tempo. Pertanto il problema che si pone è quello della resistenza della chiesa alla integrazione nel sistema le cui componenti laiche associative e istituzionali ne riconoscono la funzione esclusivamente caritativo assistenziale. Per la istituzionalizzazione di detto rapporto di aiuto potrebbe essere l' esperienza degli Enti Comunali di Assistenza nei quali era assicurata la presenza della Chiesa dal vecchio ordinamento degli enti locali nei quali ora dovrebbe convergere la pluralità delle presenze religiose che caratterizza il tempo attuale.