Capitolo 5

Il fuoco amico

Padre Ivo

 

 

Pubblicato da ”Senza Confini”

Ricordo di Padre Ivo Paoloni

di Renzo Bonoli

 

Non tutti lo ricorderanno. Anzi per molti budriesi il suo nome dice poco o nulla poichè padre Ivo Paoloni è stato nel nostro paese  negli anni ’60, per essere poi trasferito  come missionario in  Sud America.

Ivo, così confidenzialmente lo chiamavamo tutti, è stato un protagonista della vita sociale e religiosa  di Budrio, un esempio e un angelo amico  per tutti e la sua figura  resterà scolpita  nella mia mente, indelebile, per la sua grande 

umanità, per lo spirito di sacrificio, per l’impegno sociale e umano che ha sempre profuso in ogni sua azione . Da qualche mese Ivo non è più tra noi: è morto solo e dimenticato nell’eremo di Ronzano a Bologna dopo una lunga malattia.

 

Conobbi Padre Ivo nel 1961, durante il mio ricovero in ospedale per una emorragia allo stomaco. Mi colpì subito la sua gentilezza, il suo tratto raffinato, quel suo essere sacerdote e amico al tempo stesso, religioso e laico, privo di quella retorica  fastidiosa di molti religiosi, ma ricco di principi, di sentimenti e di grande umanità.

Ci trovammo anche tempo dopo a giocare a pallone nel campetto dell’Istituto Donini, perché nel frattempo io  ero stato assunto all’Opera Pia e alla sera mi piaceva  mescolarmi con i ragazzi dell’Istituto per interminabili partite. E lì cominciò la mia amicizia con Padre Ivo che è durata tutta la vita, nonostante la sua lontananza da Budrio. L’ho incontrato l’ultima volta tre giorni prima che morisse: era seduto a tavola nel refettorio dell’Eremo di Ronzano con lo sguardo assente, sperduto nel vuoto. L’ho chiamato per nome e credo che mi abbia riconosciuto, perché mi ha sorriso e mi ha fatto un cenno d’intesa. Non ho avuto la forza di dirgli altro e me ne sono andato in lacrime. Due giorni dopo ho saputo della sua morte.

Padre Ivo è stato un sacerdote scomodo forse perché troppo intraprendente e “laico” o forse perché  troppo spesso critico  con la Democrazia Cristiana  locale con la quale  ha avuto dissensi  e conflitti, lui che era un teorico  della c.d “Chiesa della liberazione “. Era amico dei giovani, molti dei quali sono stati influenzati dal suo pensiero, dal suo modo di rapportarsi ai problemi esistenziali, dalla sua generosità, dal suo impegno sociale. Come non ricordare quando, in occasione dell’alluvione di Firenze, partì con la sua Lambretta e una vanga per andare ad aiutare la città nell’opera  di ricostruzione e di bonifica.

Poi, per motivi facilmente intuibili, fu improvvisamente allontanato da Budrio e mandato in una missione in Brasile e più tardi in una “favela “di san Paulo dove è rimasto per tanti anni a contatto con la miseria e con la violenza , con il degrado sociale e morale. Fu a San Paulo che lo incontrai nuovamente, all’Hotel Hilton, dove gli consegnai un pacco di medicinali raccolti dagli amici budriesi (Memi Poggi, Giovanna Mengoli, Paola Rambaldi e tanti altri) per la sua gente. Ricordo un abbraccio interminabile, pieno di gratitudine da parte sua e di felicità da parte mia per averlo ritrovato. Mi raccontò della vita in ”favela”, della disperazione di tanta gente, ma anche della sua disperazione  perché si sentiva impotente  di fronte a tanta miseria  e di fronte all’ostilità della Chiesa  che evidentemente non approvava il suo operato”.

 

Ci lasciammo con l’impegno di rivederci, perché in quei tempi ero spesso in Brasile per lavoro. Ma ci trovammo invece a Budrio, a casa di Giovanna Mengoli, con i soliti amici, perché le autorità ecclesiastiche l’avevano  “rimpatriato” e relegato a Ronzano. Fu una gioia per tutti rivederlo, anche se capimmo ben presto che quell’esperienza lo aveva segnato nello spirito e nella mente. Di lì a poco mio padre morì e lui mi disse che avrebbe avuto il piacere di officiare la cerimonia funebre. Io naturalmente fui contento e orgoglioso di questo suo desiderio e lo assecondai. Capii solo durante la cerimonia, al momento della predica, che per lui era anche l’occasione per togliere qualche sassolino dalla scarpa contro chi, in paese lo aveva osteggiato e aveva favorito il suo allontanamento dalla nostra Comunità. Del resto non era una novità, perché anche padre Innocenzo del Convento dei Frati Cappuccini, fu allontanato da Budrio, si dice, per una poco apprezzata vicinanza con alcuni personaggi dell’allora Partito Comunista. Per fortuna oggi la Chiesa è meno integralista, almeno dalle nostre parti.

 

 

La mia risposta 

 

Gabriele Cantelli

 

Carissimo Renzo.

 

<<mi  dispiace che alcuni passaggi del tuo ricordo  laico  di Padre Ivo Paoloni  rendano necessarie alcune mie precisazioni in quanto in esso affermi egli abbia avuto dissensi e conflitti molto forti con la Democrazia Cristiana locale per essere lui  sostenitore della Chiesa della Liberazione.

Come cattolico e come  Segretario Comunale di quel Partito debbo innanzitutto distinguere i due periodi nei quali il compianto P.Ivo svolse il suo ministero sacerdotale a Budrio: il primo caratterizzato da suo continuo impegno  nella guida spirituale dei fedeli attraverso la grata del confessionale, impegno   che mi fornì l’occasione per stringere con lui una forte sincera amicizia; un secondo, quello del suo ritorno a Budrio dopo un suo  trasferimento ad altro incarico, iniziato con uno  scherzoso,“ sono diventato maoista” , affermazione che, a mio avviso purtroppo, lui riempì di significato lungo tutta la sua successiva permanenza.

I  miei rapporti con Padre Ivo conseguentemente si svolsero sui due  piani sui quali si distinse il suo operato a Budrio, quello religioso  e quello politico senza per questo compromettere  la nostra amicizia.

Ad onor del vero sul piano politico la posizione della D.C.  locale nei suoi confronti non si differenziò da quella che il Partito della Democrazia Cristiana a tutti i livelli ebbe nel serrato dibattito con l’estremismo di sinistra, del quale lui indubbiamente era entrato a far parte, che coi suoi immancabili  eccessi già stava dimostrando tutta la sua disperata convinzione  di poter  perseguire una maggiore giustizia sociale  per  via rivoluzionaria con lo slogan “il potere al popolo sulle canne dei fucili”. 

 

Sempre per ristabilire la realtà dei fatti, non posso non ricordare che il suo trasferimento in Brasile, del quale non sono  in grado di affermare sia stato o meno  forzato, fu comunque successivo a quello  del Parroco del tempo, Padre Amadio Maria  Brighetti , in aperto dissenso con l’impegno politico dei  confratelli del Convento di Budrio, spostato prima di loro  a Forlì dal Capitolo Generale dei Servi di Maria.

A proposito della motivazione del trasferimento di Padre Ivo in quanto teorico della Chiesa della Liberazione, posso invece con certezza sostenere che egli non ha mai aderito a nessuna altra Chiesa se non  a quella Cattolica. Pur essendo tentato dalla  “teologia della liberazione” , per il suo continuo instancabile  confronto delle   condizioni di estrema povertà del “sud  del mondo” con il benessere dell’occidente, per rimanere nella Chiesa cattolica contrariamente ad altri cattolici che con lui condivisero le scelte politiche, egli  ha  finito per interiorizzare il  dramma  sociale di fronte al quale  avrebbe voluto comportamenti più coerenti con la fede professata, in un dualismo  che lo ha progressivamente fisicamente annientato.

Questo  é quanto ho potuto comprendere di lui  anche alla luce  del colloquio che avemmo al  suo primo rientro dal Brasile quando lui, allora  in perfette condizioni di salute, mi venne a trovare nel mio studio, allora poco distante dal Convento dei Servi di Maria a Bologna, per dirmi “io sto pagando di persona anche  le  strumentalizzazioni della mia buona fede da parte di confratelli che mi incoraggiavano anche  alle azioni più discutibili per poi lasciarmi solo”, e quella  di altri  che con lui avevano condiviso le tesi rivoluzionarie dei quali dimostrò di conoscere i percorsi ideologici,  famigliari e professionali, le condizioni economiche e patrimoniali. raggiunte durante  il periodo della sua assenza.

Questo è quanto sento il dovere di affermare soprattutto davanti  a quel Dio che Padre Ivo, oltre le sue stesse  possibilità  , ha voluto continuare a servire rimanendo nella Chiesa fino all’estremo sacrificio della  vita>>.

 

 

 

 

I grillini

  

il Resto del Carlino

09/05/2012 

di VALERIO BARONCINI

BUDRIO

Gozzi  Gaetano detto il magico, ma anche 'Padre Pio', di professione massaggiatore al Mezzolara, non ha dubbi: «Quelli là rischiano anche di vincere, lo dicono tutti». Solo che quelli là, per una volta, non sono i Democratici di oggi, i comunisti di allora, su cui veglia il partigiano Solmi, quell'uomo dal volto raffinato nel quadro della sezione Pd. Quelli là sono i candidati al consiglio comunale del Movimento 5 Stelle, i grillini, detti Antonio Giacon e compagni, ma anche quelli della parrocchia. «Alcuni qua, alcuni là», indica col dito la signora Luisa. Perché la statua di Quirico Filopanti che batte nel cuore di Budrio divide municipio e parrocchia di San Lorenzo, la storia dei nostri Comuni. La piazza come diaframma, solo che stavolta dalla chiesa escono i grillini, i volti nuovi dell'antipolitica che si fa politica, i rivoluzionari dell'oratorio. Non una dimimajo, anzi. Giacon e compagni vengono da qui, a testimonianza del movimento grillino variegato e stratificato. Tradotto in numeri: centrosinistra e grillini al ballottaggio, Pierini al 46,5% e Giacon al 20,4%.

ORE NOVE e mezza, il day after. Budrio nel giorno del mercato, al bar là dietro c'è la crescentina ser vita col prosciutto, il teatro torreggia con eleganza sul pavé. Poi davanti al Comune. Sulle panchine davanti alla chiesa il conciliabolo (l'ennesimo) .

L'IMMAGINE partigiano Solmi accoglie chi entra nella sezione Pd di Budrio 

il Resto del Carlino

09/05/2012  Bologna

Budrio nasce proprio a San Lorenzo. Della serie: non è che si Urla e basta. Dice don Floriano: nostri ragazzi sono anche padri di famiglia, come Antonio. Sono impegnati nella Caritas, nel sociale, sono seri. Il nostro Paese ha bisogno di una scossa». Perché, insiste don Floriano, «i politici sono vergognosi e ributtanti, non pensano alla polis, alla città, ma al loro orticello. C'è una rivolta contro le istituzioni.  . ………….., la reazione è dura, ma certamente non solo fumosa». E il riferimento è all'anima più politica del Movimento 5 Stelle……

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Le improvvide dichiarazioni di  p.Floriano   mi riportano  all’omelia della messa in trigesimo dalla morte dell’amico  di Bruno Selleri , che in quanto pubblicizzata  con un normale  luttuoso avviso della Messa a cura della DC (senza simboli di partito)   costituì per lui officiante  l’occasione per esternare tutto il livore di una del tutto evidente   diversa collocazione  di campo rispetto  a quella di coloro  che avevano osato promuovere  la  funzione  funebre.

  L’età del sacerdote, come di altri suoi confratelli coi quali difficilmente si  sono incrociati gli sguardi  se non per evitare scontri  provenendo da direzioni opposte ,  non lo autorizzava ad ignorare il senso da molti di noi dato alla politica come una delle opzioni del volontariato cattolico e  di testimonianza  di un  impegno  pubblico che stentava a trovare altre disponibilità era perché altri  ai quali rivolgevamo il nostro invito  non intendevamo  mettere   in gioco  le  loro persone e le loro attività economiche in un partito destinato a svolgere il ruolo di opposizione. 

Quanto detto del buon   padre Floriano, avvicendato  dal Capitolo dei Servi di Maria nel 2016  quindi mi induce  ad  inserire  nelle mie memorie   gli effetti dell’ avvicendamento dei parroci e dei frati a Budrio, sulla realtà politica  locale .

In primis le conseguenze dell’operato di padre Vincenzo  che  prima dello spostamento ad altra missione aveva  sottoscritto, senza averne titolo, i compromessi per l’acquisto di due esercizi commerciali ( il trasferimento della licenza di uno dei quali dovette essere trasferito previa messa a norma dei locali e dell’arredamento)  per tredici anni pesarono sui consiglieri di amministrazione  di una società  che in sua assenza non avrebbero mai costituito . Fu così oltre a entrare in politica in occasione dell’avvicendamento a p. Amadio Tinti, con la partenza di p. Vincenzo, consigliere della  società da lui promossa , mi trovai  , grazie al cielo per l’unica volta nella mia vita, fra i sottoscrittori di effetti cambiari  e fideiussori per la affidamento bancario .

Merita un ricordo particolare il p.Luigi, parroco dal 1968 al 2003 in quanto budriese come p.Tinti, contrariamente ad altri avvicendati   rimasto a Budrio fino al 2018 ,   che per la sua origine e la sua appartenenza all’Ordine dei Servi di Maria sa quanto suoi confratelli  e cattolici formati dall’associazionismo religioso nella parrocchia san Lorenzo  abbiano animato la  vita politica della comunità locale . Al mio ringraziamento rivoltogli per il ministero esercitato a Budrio   al di sopra delle possibili incomprensioni, mi ha risposto di aver voluto essere il parroco di tutti. Evidentemente così dicendo non ha pensato alle testimonianze del contrario e non  ha collegato la mia allusione   al fuoco amico proveniente dagli ambienti parrocchiali dei quali ha avuto l’onere della rappresentanza.

 La comunità budriese anche nel periodo della più accesa contestazione giovanile   complessivamente ha usufruito delle cure di sacerdoti che hanno esercitato il loro ministero senza rivelare anche per mezzo del  confessionale la loro propensione politica. Salvo eccezioni.

A  conclusione  delle mie considerazioni  sulla incidenza  delle vicende parrocchiali sulla politica locale  valga la mia lettera ad un caro amico sacerdote che, per sfottermi, mi aveva definito politicante:

Carissimo Don …………………………..

   L’ occasione nella quale ci siamo rivisti e l’autorevolezza  del ruolo che   avresti svolto indossando i paramenti sacri  non  mi ha  consentito di  rispondere adeguatamente al tuo   “voi politicanti”.

Sulla differenza fra politici e politicanti, termine quest’ultimo  non sempre usato in senso scherzoso  (come tu hai fatto), mi impone di mettere per iscritto(con le necessarie correzioni) che <<il mio risentimento nasce da un’esperienza personale che mi ha portato a distinguere, in campo politico, nei diversi ruoli che ho ricoperto,  gli uni dagli altri  registrando che fra quanti dovrebbero appartenere alla prima categoria vi sono troppo spesso quelli di seconda che ne confondono l’immagine di fronte all’opinione pubblica.

Sul versante religioso il fatto di essere considerato”politicante” ha fatto sì che la Compagnia del Santissimo di Pieve rifiutasse la mia disponibilità a entrarvi a far parte dopo che mi era stata richiesta da un suo componente.

Purtroppo, nonostante le buone opere individuali e delle Organizzazioni caritative, non é che il mondo cattolico nel suo insieme abbia fatto molto  per distinguere il grano dal loglio e quando lo ha fatto lo ha fatto in modo sommario nei confronti di quei cattolici rei di aver fatto un’opzione diversa in campo sociale rivelando ,se ce ne fosse bisogno, quanto la cattiveria diventi perfida proprio all’ombra dei campanili.

Quello  stesso  Clero che anche ai tempi della D.C non sempre trovò la giusta misura nel rapporto con la politica, nella diaspora successiva alla  liquidazione di detto glorioso partito, si è dimostrato  assolutamente insensibile  al significato del ruolo .socialcomunismo imperante, di  una  opposizione che ,in quanto  indipendente dai comitati d’affari e giustificata  sul piano filosofico, politico ed amministrativo, sta continuando a pagare  un alto prezzo sul piano  personale e famigliare  ;  cattolici conseguentemente  hanno  finito per schierarsi con le sinistre storiche, se non per interessi particolari ,confondendo  solidarismo  e classismo. 

La confusione iniziata negli anni cinquanta   con la partecipazione ai movimenti per la pace, proseguita i con le  turbolenze del post conciliari  (ACLI e Azione Cattolica),lungo un percorso la cui ricostruzione sarebbe doverosa  non solo sul piano politico , ha quindi portato specialmente i cattolici impegnati nell’associazionismo  religioso e sindacale su strade diverse e contrastanti.

Sentire pertanto il tuo richiamo ai politici a mantenere i contatti con le parrocchie, non fa che consolidare in me la convinzione di trovarmi di fronte ad sacerdote di un tipo del quale, salvo rare eccezioni  ,  nelle nostre zone troppe volte avvertiamo  la mancanza.

Troppi parroci volendo mantenere   rapporti “ esclusivamente  istituzionali” con  il potere locale hanno finito per ignorare  il ruolo dei   consiglieri  di opposizione , particolarmente con quelli di formazione  cattolica , ruolo che il sottoscritto ha onestamente svolto per ben 35 anni in Consiglio Comunale a Budrio.

 Mai dagli ambienti parrocchiali, di fronte alle nostre denunce di trasgressioni all’interesse generale  della comunità da parte delle Amministrazioni locali, è giunta una minima eco ,non dico un minimo sostegno, nella lotta  ad un sistema di potere che in altre aree geografiche  trova altre definizioni, qui da noi si chiama concertazione pubblico-privato.

Se ai  tempi di una DC in condizioni di  salute  malferma per opera dei suoi veri politicanti, fu vana la nostra richiesta agli ambienti cattolici di fornire nuove energie dopo quei pochi, me compreso, che l’AC ,tanti anni prima , aveva reso sensibili all’impegno politico, al momento della sua agonia alcune parrocchie , sull’onda del “rinnovamento generazionale”, senza distinguere  gli onesti dai disonesti, incentivarono improvvisamente le iscrizioni  a quel partito per far fuori una classe dirigente che , se non altro,  aveva sempre pagato di persona mentre altri avevano riscosso.

Non tutti quei baldi ”giovani” si accorsero di stare svolgendo una missione tendente a sconfiggere  la impostazione  politica  degasperiana che in Dossetti, fino alle sue dimissioni dal partito, aveva avuto il massimo oppositore.

Troppo tardi noi capimmo il significato della” discontinuità”, quel termine molto discutibile  fatto proprio da quanti più o meno consciamente non facevano che portare avanti quel  progetto   del quale la mia monografia non vuole  essere altro che una  interpretazione sostenuta da una lunga esperienza politica.

Prima una Resistenza della quale pochi seppero distinguere  il vero significato dalle azioni private delle bande comuniste che si macchiarono di efferati delitti, poi una unione Sindacale ricercata da taluni (Gorrieri, allora segretario regionale della DC , in Piazza Maggiore a Bologna nel comizio celebrativo dell’Unificazione) non come potenziamento di uno strumento di sostegno alle giuste rivendicazioni sociali, ma come inizio di quel processo che, dopo aver portato lui nelle fila dei DS, con Prodi ha portato gran parte dei cattolici organizzati nelle Associazioni  cattoliche e nella CISL  alla situazione  che tu ben conosci.

E mi fermo qui sentendomi, pur su altro versante,  in comunione con te a contrastare quel relativismo che non risparmiando sacro  e profano finisce per far credere che gli interessi della povera gente siano maggiormente tutelati dalla sinistra storica quando purtroppo è la stessa  realtà Emiliano Romagnola a dimostrarci che i poteri forti sono maggiormente assicurati da Amministrazioni  dove una sapiente capacità di penetrazione ,con la tattica del bastone e della carota , riesce a condizionare anche quelle Istituzioni che per loro stessa definizione dovrebbero essere   autonome e  indipendenti.  Gli stessi contributi “per la conservazione di beni di interesse storico e artistico distribuiti secondo criteri che sfuggono a una autentica programmazione fanno parte di una precisa strategia.

In questa ottica non è per lo meno strano ricordare che, nell’epoca delle maggiori conflittualità estremistiche ,di destra e di sinistra,  il Comizio tenuto in Piazza Filopanti dal capo delle BR dell’Emilia  Romagna e Toscana  venisse    annunciato da una  cattolica.

Argomenti troppo delicati quelli toccati per pretendere una tua risposta scritta- Potrei portare innumerevoli riferimenti delle vicende vissute da quanti hanno finito per rimanere al loro posto a sostenere sul piano politico ed amministrativo i valori autentici mentre altri amici, eludendo ogni pur necessario confronto , sono  saltati  dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza.

Sperando tu mi possa ricevere non tanto  per una lunga chiacchierata  fra amici, ma per avere da te una sorta di”direzione spirituale” ,ti invio i più cordiali saluti assicurandoti la mia vicinanza nella preghiera.

Allegati: elenco dei promotori del P.D a Budrio

   Una monografia sul percorso politico tracciato da Dossetti ,realizzato da Prodi.

Budrio   …….2008

P.S Non dirmi che penso troppo al passato. La differenza fra politico e politicante sta nel mantenere quei punti di riferimento ideali e storici necessari  a dare un senso al proprio impegno , a   riconoscere   il percorso dei propri interlocutori e  le coerenze programmatiche delle  alleanze.

 

Questo mi ha portato ad essere molto critico soprattutto verso i miei compagni di cordata (Casini compreso), non solo con gli avversari politici.

 

                                                       LA TEOLOGIA DI DOSSETTI

 

 


    da Giacomo Biffi, "Memorie", seconda edizione, pp. 485-493


….Giuseppe Dossetti è stato un autentico uomo di Dio, un asceta esemplare, un discepolo generoso del Signore che ha cercato di spendere totalmente per lui la sua unica vita. Sotto questo profilo egli resta un raro esempio di coerenza cristiana, un modello prezioso seppur non facile da imitare.
È stato anche un vero teologo e un affidabile maestro nella “sacra doctrina”?
                    

                               DUE TRAGUARDI, UNA SOLA TENSIONE


“C’era in Dossetti il monaco nel politico, e il politico nel monaco”. Questa breve espressione, enunciata dal professor Achille Ardigò che gli è stato per diverso tempo vicino e ha collaborato con lui, coglie con rapida sintesi una personalità singolare e complessa.

Chi ne ha studiato la lunga e multiforme vicenda non può non riconoscere la validità e la pertinenza di tali parole. [...] La coesistenza, se non l’identificazione dei due traguardi – quello “politico” e quello “teologico” –, inseguiti da lui simultaneamente e col medesimo impegno, è all’origine di qualche incresciosa confusione metodologica. Dossetti proponeva le sue intuizioni politiche con la stessa intransigenza del teologo che deve difendere le verità divine; ed elaborava le sue prospettive teologiche mirando a finalità “politiche”, sia pure di “politica ecclesiastica”.
E qui c’è anche il limite intrinseco del suo pensiero e del suo insegnamento. Perché la teologia autentica è essenzialmente contemplazione gratuita e ammirata del disegno concepito dal Padre prima di tutti i secoli per la nostra salvezza e per il nostro vero bene; e solo in quel disegno si trovano e vanno esplorate le luci e gli impulsi che potranno davvero giovare alla Sposa del Signore Gesù, che è pellegrina nella storia”.

 

 

 LA MANCATA TRASMISSIONE DELLE INFOMAZIONI SULLE SCELTE FONDAMENTALI ALL’INDIRIZZO ECONOMICO  DEL PAESE

Con a proclamazione della fine delle ideologie che comunque con la partecipazione ai partiti autentici   avevano costituito veicoli di informazione e formazione su temi riguardanti lo sviluppo sociale  e con  l’avvento della informatica si è  completato il distacco del presente dal passato.Maggiormente avvertibile questo distacco in comunità  locali dove la presa di distanza  dalla  loro  storia  per unirne la classe politica  in un comune negativo giudizio  da parte dell'attuale populismo ha finito per togliere di mezzo i passaggi fondamentali della trasformazione di un Paese ad economia essenzialmente agricola in un Paese industriale attraverso una riforma agraria improntata alla proprietà contadina  mentre nei regimi socialisti il motto<< la terra a chi la lavora>> significava nazionalizzazione dei mezzi di produzione  e proletarizzazione forzata del lavoro agricolo. Da non dimenticare pure il piano INA Casa che ha rappresentato la possibilità per migliaia di famiglie di migliorare e proprie condizioni abitative e per gli urbanisti e architetti italiani una prima vera opportunità per dare forma alla rapida e frammentaria espansione che le città italiane stavano subendo. I quartieri costruiti allora costituiscono parti rilevanti delle nostre città, dove mantengono ancora una loro precisa identità.  La diversità di esperienze e livelli culturali non possono cancellare le scelte che hanno comportato lotte e sacrifici delle precedenti generazioni per la costruzione della realtà attuale.