Capitolo 4
LA DC E
IL CENTRO SINISTRA (QUELLO AUTENTICO)
In quanto componente della direzione provinciale di Gioventù Aclista, ebbi la fortunata di far parte della delegazione
dell’associazione invitata ad un congresso provinciale della DC
che si tenne nel salone dei 600 di Palazzo Re Enzo a Bologna.
Al tavolo della presidenza, col segretario provinciale Marabini, sedevano tutti i principali
esponenti del partito: Ardigò, Bersani, Elkan, Salizzoni dei quali ascoltai gli interventi ancora libero dalla contaminazione correntizia centro, destra, sinistra che avrebbe
segnato la vita interna del partito e ricordo lo
sconcerto col quale alcuni dei miei accompagnatori attraverso il mio più caloroso applauso la predilezione per l’intervento dell’on. Giovanni Elkan che condizionò la scelta di centrosinistra che
era l’oggetto fondamentale della discussione alla coerenza delle alleanze del PSI a livello locale con quella di governo con la DC a livello nazionale.
Alla fine della politica del doppio forno socialista con la DC e col PCI la linea del
parlamentare bolognese che si rifaceva a centrismo popolare di cui Mario Scelba era il leader, faceva dipendere la istituzione delle Regioni nonostante il localismo Sturzo e il dettato
costituzionale ne prevedessero la istituzione.
Le Regioni comunque istituite sarebbero
divenute operative nel 1970, come erano state accettate le condizioni di Lombardi, della sinistra del PSI per la nazionalizzazione dell’energia elettrica che con l’indennizzo delle società che ne
detenevano la proprietà degli impianti portò alla costituzione dei fondi costitutivi della Montedison con le conseguenze giudiziarie che ben conosciamo.
Le condizioni della coerenza che i centristi ponevano alla alleanza col PSI bastarono a
qualificarli come la destra del partito mentre a sinistra si collocavano quanti della scelta col PSI facevano la condizione di una maggiore giustizia sociale e di una moralizzazione della vita
politica a tutti i livelli.
Centrismo popolare avrebbe a lungo conseguito la maggioranza nel Comitato provinciale di Bologna e nei principali comuni della provincia fra i quali
Budrio.
Smentendo la affermazione della sinistra interna che i socialisti non avrebbero mai fatto alleanze locali con i centristi, la prima alleanza di centrosinistra della nostra provincia venne costituita a Budrio nel 1966 in fase di
unificazione PSI-PSDI. E furono i socialdemocratici a rendersi responsabili della fine di detta esperienza di governo locale.
MA A BUDRIO IL SISTEMA C’E’ O NON C’E’ ?
Dal verbale del Consiglio comunale del 27 novembre 2000 ,all’oggetto n.3: “Modifica relazione previsionale e programmatica e del Bilancio Pluriennale
2002-Approvazione variazioni di Bilancio” il Sindaco allora in carica rilasciò la seguente dichiarazione: “ Vorrei aggiungere a proposito del Prg, che stavolta non ricorrerò, come qualcuno ha
detto in commissione, a disquisizioni filosofiche per nascondere la realtà: la realtà dei fatti a Budrio è che qualcuno, non tutti i soggetti attuatori, ha pensato che formando intrecci societari
di vario genere, si potesse condizionare l’Amministrazione di Budrio ed il suo Consiglio comunale fino al punto da poter cogliere, sul piano degli interventi urbanistici, un’occasione di profitti
inusitati. Non so perché tutto questo si sia
pensato a Budrio nel giro di questi anni, ma mi sembra evidente che questo tentativo ci sia stato: probabilmente il Consiglio comunale e l’ultima commissione hanno in qualche modo contribuito a
sventarlo, ma si può dire che per la prima volta in provincia di Bologna si è cercato di portare in porto un tentativo di condizionamento sul piano urbanistico da cui i privati avrebbero ricavato
una quantità di risorse che altrove mai si è verificato.
Questo tentativo lo si è cercato di raggiungere attraverso cordate di vario genere e questa è
una cause delle difficoltà incontrate che però si stanno superando relativamente
all’attuazione del Prg, Prg senz’altro complesso dal punto di vista della maneggevolezza la quale però è stata fatta diminuire da una volontà speculativa inusitata che qui a Budrio ha cercato di
fare le sue prove di realizzazione e di forza. Coloro che hanno partecipato alla commissione consiliare hanno visto anche gli esiti propositivi di tutto questo. Ciò è quanto desideravo dire visto
che il Consigliere Cantelli mi ha portato su questo terreno, ciò è quanto ho detto al di fuori di fumisterie di vario genere; il dato duro è che noi, come Consiglio comunale stiamo in questo momento confrontandoci con una volontà speculativa assai forte, che mette in ultimo
ordine quel tanto di interesse pubblico che il Prg cercava in qualche modo di portare avanti. Qui c’è stata una specie di prova di forza l’abbiamo accettata con serenità, perché almeno per quanto
mi riguarda, non possiamo accettare che il super interesse privato diventi totalmente preponderante rispetto all’interesse pubblico”.
Naturalmente il Gruppo consiliare, per la gravità di tali
dichiarazioni che confermavano le notizie in nostro possesso chiese l’inserimento all’ordine del giorno dei lavori consiliari dell’argomento: ”Prg-
interesse privato ed interesse pubblico” ma nessun elemento addotto dal Sindaco e dalla sua
Maggioranza in quella sede e in tutte le occasioni successive di discussione consigliare di delibere riguardanti il Prg, é stato da noi ritenuto
sufficiente a modificare la nostra costante opposizione a linee di programmazione urbanistica a nostro
avviso insostenibili sul piano tecnico e politico in quanto viziate all’origine.
Il Sindaco Celli comunque bloccò di fatto la attuazione del PRG lasciando al successore Castelli il compito
di sbloccarlo.
Quello che non si sblocca è il magazzino del grano ricevuto nudo delle superfici adiacenti necessarie al
suo utilizzo sulle quali, alla distanza minima stabilita dal regolamento edilizio sono sorte costruzioni che non consentirebbero l’apertura di alcuna
finestra prospiciente se non fosse già la tipologia di interesse storico dell’immobile stesso ad
impedirlo.
IL SISTEMA BASTONE CAROTA
Non corrisponde al vero che la presenza di consiglieri qualificati “verdi” nelle maggioranze di sinistra garantisca una miglior salvaguardia del
paesaggio come non lo è per l’ambiente per l’insediamento nel territorio di industrie insalubri senza il rispetto delle necessarie distanze da altre aree produttive e
residenziali.
Per quanto riguarda la difesa dell’ambiente è agli atti dell’Amministrazione nelle situazioni che avrebbero richiesto una maggiore attenzione degli Organi
comunali è stata l’opposizione, a risvegliare i dormienti oltre che nei casi sopra riportati sullo stato di depurazione delle acque per lo stato di abbandono dei
depuratori dati in gestione , per le condizioni del canale Fossano (divenuto una maleodorante fogna a cielo aperto ) ,per una rete fognaria sproporzionata alle linee
di sviluppo urbanistico del paese . Con un tale contesto idrogeologico i nuovi quartieri residenziali di Budrio sono stati collocati in zone mai deputate dai
precedenti interventi di urbanizzazione per lo stesso livello che comporta maggiori oneri di interventi di messa in sicurezza i cui costi che necessariamente si stanno
scaricando sui prezzi delle costruzione.
Solo la nostra opposizione consiliare a fianco della reazione delle popolazioni più direttamente colpite da una programmazione assurda del territorio ha
impedito la collocazione di una discarica a cielo aperto in via Passo Pecore ai confini con Medicina, in una zona soggetta ad esondazione e la realizzazione di un
terrapieno che da via Europa avrebbe consentito il superamento del passaggio a livello di via Zenzalino per un arbitrario spostamento della Trasversale di pianura(che ha comportato un ritardo
di circa 40 anni del completamento della arteria stradale).
Quanto detto basta e ne avanza per chiedersi come mai ad ogni tornata elettorale amministrativa le sinistre abbiano mantenuto il potere.
La risposta che noi riteniamo più aderente alla realtà sta nella esistenza di un collaudato sistema di potere, bastone carota, che riesce a raggiungere anche
i confini più distanti dalle motivazioni del voto della sinistra storica.
Quello che nella legislazione regionale pare un giusto riconoscimento dell’incontro del pubblico con l’iniziativa privata nella programmazione del
territorio per l’inserimento nella legislazione regionale della definizione” concertazione pubblico-privato” troppe volte nella realtà ha riguardato fenomeni che in altre realtà
geografica hanno trovato ben altre definizioni in sede giudiziaria.
Il fatto che al tavolo di concertazione per il trasferimento a Budrio delle Officine Rizzoli fossero sedute le rappresentanze degli Enti
locali(Provincia ,Comune di Bologna , Comune di Budrio) con le rappresentanze sindacali per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, oltre a non impedire un forte
ridimensionamento delle maestranze a tutti i livelli di una realtà produttiva con forti connotazioni assistenziali ,non ha certamente impedito che, con la conversione dell’area
industriale di via Santissima Annunziata di Bologna in area edificabile, si attuasse una vistosa operazione speculativa ai piedi della collina di S.Michele in Bosco.
Purtroppo nulla di quanto abbiamo sostenuto in Consiglio Comunale contro un tal modello di programmazione urbanistica del territorio è rimasto nella memoria
di quei cattolici che dell’ incontro con la sinistra storica hanno fatto una scelta di campo senza comprendere il ruolo meramente compensativo dei voti che detta sinistra
stava perdendo con un discutibile esercizio del potere.
che anche in Emilia Romagna ha finito per privilegiare le componenti sociali economicamente più forti .
La formazione del PD all’insegna della discontinuità dal proprio passato finisce per esaltare ullteriormente la figura del sindaco nell’esercizio dei poteri
locali ridefiniti dalla riforma Bassanini in una società nella quale sempre meno Istituzioni e sigle associative esprimono le caratteristiche originarie di un
pluralismo in campo economico e culturale orientato alla tutela della dignità e della libertà dei cittadini .
Quanto avvenuto particolarmente a Bologna con la candidatura di Casini nel Collegio Unico del Senato con l’appoggio elettorale del PD, non senza che lui dichiarasse
che la contrapposizione della DC al PCI era di natura essenzialmente ideologica è rivelatore della esatta dimensione di quel sistema consociativo che va ben oltre i
confini regionali.
La mia dissociazione da Casini è da ascriversi alla mia opposizione a quella sorta di regime masso-tecnocratico del quale fulgido esempio
fu la gestione del Rizzoli da parte del presidente Manzoli in quota D.C, contro il quale rassegnai le dimissioni dal Consiglio dell’Ente.
La politica cui ho dedicato gran parte della mia vita è quella della partecipazione degli
iscritti alla attività di partiti per la elaborazione di proposte da porre a confronto nell’interesse generale.
Così è stato a Budrio dove il comitato comunale partecipava era chiamato alle riunioni del gruppo consiliare per l’esame dell’ordine del giorno del
Consiglio comunale, così è stato per gli Istituti e Officine Rizzoli dove fu la DC ,il partito del quale allora ero l'unico rappresentante nel
Consiglio d'amministrazione a proporre il loro riconoscimento ad Istituto di Ricovero e cura a carattere scientifico della parte ospedaliera e una soluzione
pubblica per le Officine.
Al senatore DC Rampa protesizzato alle Officine ,relatore di maggioranza nella discussione della Riforma sanitaria, si deve l’emendamento che salvò gli
Istituti di elezione da una impostazione che li avrebbe visti al livello degli altri ospedali delle USL. Fu sotto la presidenza di Giorgio Colliva che in una "conferenza di produzione" si
confrontarono questa ipotesi sostenuta dal PCI con quella della DC condivisa da socialisti, socialdemocratici e liberali.
Non posso dimenticare quanto avvenne agli Istituti Rizzoli dove per interesse PCI ad avere un "suo" direttore sanitario ce ne saremmo
trovati due , se con l'opposizione non si fosse schierato il presidente Colliva che in udienza conoscitiva della Commissione regionale Sanità affermò:<<io
prima di essere un comunista sono una persona onesta>> e uscito dalla riunione, davanti ai suoi compagni chiese a me, unico consigliere DC, se avevo l’automobile per concedergli un
passaggio verso il centro a Bologna. Fui così pubblicamente gratificato dell’amicizia di un onesto avversario politico quale fu Giorgio Colliva,reduce dalla campagna di
Russia con gli arti congelati, realizzatore del nuovo padiglione Malpighi prima, poi presidente del Rizzoli. Lui, presidente provinciale dell’ANPI a chi nel corso della vicenda dei due
direttori sanitari gli aveva scritto invitandolo a tacere rispose con una lettera di questo tenore :<<Non sono stati capaci di farmi tacere i fascisti, e non ci riuscirai tu
ultimo arrivato ....>>.